A Udine fu una vergogna

Venerdì 11 aprile, il Milan affronterà l’ennesima partita delicata della stagione. Questa volta la delicatezza riguarderà non solo l’aspetto sportivo, ma anche quello sociale. A Udine, da capitano della squadra rossonera, tornerà infatti anche Mike Maignan, che nel 2024, dopo essere stato ripetutamente colpito da cori razzisti e ululati, aveva abbandonato per qualche minuto il terreno di gioco.

Nonostante i gesti di solidarietà di diversi tifosi e autorità, il gesto ignobile dei tifosi di casa non fu subito oggetto di rimprovero da parte dei rappresentanti dell’Udinese, che nell’immediato post-partita preferirono “parlare di calcio”.

I friulani sono tornati sull’accaduto

Di recente, al Gazzettino del Friuli ha esposto la sua posizione un’altra persona vicina agli ambienti della squadra bianconera. Bepi Marcon, presidente dell’associazione degli Udinese Club. seguendo la linea omertosa che il club friulano assunse in prima battuta nel 2024, ha affermato: “Le parole di Maignan di una stagione fa avevano gettato cattiva luce su tutto il Friuli, quando in realtà l’inchiesta dimostrò che si trattava di un episodio del tutto isolato, con insulti da parte di 4-5 persone, tra l’altro subito individuate e allontanate dalla società. Mi auguro naturalmente che non risucceda qualcosa di simile e che non ci siano stati strascichi. Immagino che potrebbero esserci dei fischi, ma ribadisco che la via dell’indifferenza è la migliore in certi casi”.

Sono queste parole che sembrerebbero quasi incolpare Maignan d’aver ingigantito la questione, mentre sarebbe stata meglio l’indifferenza.

L’indifferenza con la violenza serve a zero

Ciò che si può affermare in casi come questo è la totale inadeguatezza dell’indifferenza come metodo per risolvere il problema. Il razzismo non si combatte tappandosi le orecchie, ma aprendo la bocca e proponendo azioni concrete. In Italia, la problematica razzista è evidente ed il calcio, che dovrebbe unire culture e razze, spesso diviene invece una scusa, una giustificazione per il passaggio di messaggi di stampo ottocentesco.

Nel post-partita di Udinese – Milan del 2024, Mike Maignan aveva detto: “Gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma che hanno scelto di tacere, sono complici. Il club dell’Udinese, che ha parlato solo di interruzione della partita, come se nulla fosse, è complice. Le autorità e la Procura, con tutto quello che sta succedendo. Se non fai nulla, sarai complice anche tu”. Anche a un anno di distanza, non possiamo che dare ragione al capitano del Milan, sperando che prima o poi si smetta di sminuire fenomeni simili, agendo magari come Carlo Ancelotti, che più volte si è rifiutato di parlare di calcio nelle interviste dopo determinate partite, soffermandosi invece sull’importanza dell’antirazzismo.

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Informazioni sull'autore: Anna Farina

Quando avevo 3 anni, mio padre mi regalò un pallone da calcio con sopra la stampa di Diego Armando Maradona; io risposi che mi piaceva, ma che tifavo per il Milan, come la mia mamma. Mi sono innamorata definitivamente a marzo 2007, con il gol di Ricky Kaká contro il Celtic. Da quel momento non ho saltato una singola partita e oggi mi impegno per raccontare la storia e il cammino della squadra più bella del mondo.