Il 10 Febbraio 1986 un elicottero solca i cieli del varesotto, ma non è meramente una questione corporate, bensì l’inizio di un’epopea di successi. Quel mirabile atterraggio non si iscrive in un’epoca dai fasti propizi, ma in un periodo a tinte fosche -forse il più tetro- della storia recente del Milan.
Il club viveva un periodo finanziariamente instabile, ed oscillava fra i brogli del Totonero e le irrimediabili difficoltà finanziarie ereditate da Giuseppe Farina. Appena dopo gli scandali legati alle scommesse sportive, risalenti alla presidenza di un tale Felice Colombo, la squadra aveva pure subito un danno d’immagine fortissimo. L’ombra della bancarotta aleggiava su quei celebri cieli di Milanello, fintanto che un uomo decideva di cambiare le sorti della squadra per sempre.
“Voglio fare del Milan la squadra più forte del mondo.”
Così si presento Silvio Berlusconi ai tifosi milanisti, oppressi ed ormai scoraggiati dalle fallimentari esperienze societarie che si erano appena succedute. Molto si è scritto sulle rocambolesche dinamiche che portarono all’acquisizione finale che, i più raccontano, avvenne per la cifra simbolica di 1000 lire.
Un acquisto che avvenne con un colpo di scaltrezza del magnate che, sfruttando le dinamiche del commissariamento, ebbe modo di acquisire la squadra per poco più di un obolo. L’accordo presupponeva un massiccio piano di investimenti nel club, che ora poteva era far conto sulla robusta Finivest, già affermatasi nell’ambito dell’edilizia nel milanese.
Da quel giorno, il Milan ebbe una mirabile inversione di tendenza. Prima arrivò il Barone Liedhom, la cui guida poté presto affidarsi su talenti cristallini come Rijkard, Van Basten e Gullit. Prese quindi vita il Milan degli olandesi, una delle squadre che tutt’ora anno parte della Hall of Fame del pallone.
Superfluo -ma sempre piacevole- elencare i trofei vinti sotto la presidenza di Berlusconi, i rossoneri dominarono in Italia ed imperversarono in Europa. Con plurimi successi uno dietro l’altro, il Milan si issò saldamente a squadra italiana con più trofei internazionali. Rimase a lungo il club più titolato al mondo, superato solo quando il calcio prese un’irrimediabile deriva plutocratica.
Non si trattava di solo sport, era un paradigma interamente nuovo. Il Milan non sarebbe più stato solo una squadra, ma uno spettacolo. Berlusconi, ben prima degli attuali oligarchi delle Pay-tv, intuì che, come già avveniva in America con l’NBA, il pallone potesse essere un prodotto commerciale perfetto: popolare, dinamico e quantomai fresco.
Nel giro di pochi anni la Serie A divenne il campionato più nobile e spettacolare d’Europa, ma non c’è da stupirsi. Il mitico Silvio aveva il suo giocattolo calcistico che, come anticipato dalla Camminata delle Valchirie, si sarebbe presto ritrovato ad inanellare un successo dietro l’altro.
In quel fatidico giorno tutto fu reso manifesto, ed i successi della squadra meneghina avevano una inconfondibile firma. Berlusconi seppe dunque portare la squadra in cima al mondo, ma tutto ebbe inizio con quel novello Folle Volo.