UN MISTER CHE SVELA LE CARTE

Le parole che ieri Paulo Fonseca ha rilasciato, prima ai microfoni di Sky Sport e poi in conferenza stampa, svelano quello che a Napoli è definito come un segreto di Pulcinella, riferendosi a qualcosa di non esplicitamente detto, ma di cui tutti sono a conoscenza: il Milan è un cantiere aperto, in cui anche lo spogliatoio è spaccato da chi segue il mister e chi no.

Che si sia d’accordo o meno con i tempi e i modi utilizzati dall’allenatore portoghese, non si può non tenere in considerazione come, sia dopo l’Atalanta che con le parole di ieri, Fonseca non abbia timore di dire la sua su determinate questioni (in questi casi, arbitri e giocatori). Certo, si potrebbe pensare che, allora, il tecnico potrebbe e dovrebbe parlare anche di una dirigenza e di una società totalmente assenti quando non si parli di bilanci, ma questo significherebbe incrinare irrimediabilmente un rapporto professionale, che, per come fatto con tutti i personaggi in orbita Milan ritenuti “scomodi”, porterebbe probabilmente al licenziamento di Fonseca stesso.

Quello che appare chiaro, ad ogni modo, è l’assoluta debolezza del Milan, che si manifesta non solo sul campo e nelle sedi istituzionali del calcio italiano ed europeo, ma in tutti i settori di cui una società sportiva è soggetto, oltre che dal punto di vista interno.

COME SI ESCE DA UNA SITUAZIONE SIMILE

Non abbiamo la risposta esatta o la bacchetta magica che risolva la situazione, considerando il futuro incerto anche dal lato della proprietà, con il 2025 che è l’anno in cui Cardinale dovrà risanare il debito con Elliott con tanto di interessi. Sappiamo però che, di sicuro, affidarsi a persone competenti nel ruolo per cui sono profumatamente pagate (che sia questo quello di calciatore, allenatore o di amministratore delegato, direttore sportivo o direttore tecnico) e far sì, perché no, che queste persone abbiano anche sentimentalmente a cuore il Milan, sarebbe un buon punto di partenza. Come fatto da Elliott anni fa.

Senza siparietti in partita, senza dichiarazioni di circostanza e conferenze di presentazione grottesche, senza spettacoli da football americano durante l’intervallo a San Siro, ma con serietà, competenza e amore per il rosso e il nero.

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Informazioni sull'autore: Anna Farina

Quando avevo 3 anni, mio padre mi regalò un pallone da calcio con sopra la stampa di Diego Armando Maradona; io risposi che mi piaceva, ma che tifavo per il Milan, come la mia mamma. Mi sono innamorata definitivamente a marzo 2007, con il gol di Ricky Kaká contro il Celtic. Da quel momento non ho saltato una singola partita e oggi mi impegno per raccontare la storia e il cammino della squadra più bella del mondo.